Quel tempo in cui credesti te immortale
già volge a inesorabile tramonto,
un lampo e manifesti a me il tuo male.
Di te, Maestà, rimane un re in affanno,
e s’erge inevitabile il confronto,
giacché l’etade è immane, e non t’osanno.
E fragil, men caparbio già m’appari;
o vigile superbo, ormai scompari.
applaudo questa capacità di versificare non comune
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Ti ringrazio di cuore, Flavio
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