Crassa caligine, densa qui accorre,
cinerea lungo il labbro dello iato;
spesse fuliggini, intense zavorre
fulminee, giungi ebbro di peccato.
Fallaci colpe, puerizia ricorre,
trascendi e conti il tempo ormai arrivato;
mendaci volpi, tristizia ad esporre,
soffrendo spunti, lento, mai avventato.
Dall’agro qui in pianura ammiri i colli,
sui qual permangon, minuti e più soli,
Titani antichi, eroici ed immortali,
e, magro per l’abiura, aggiri folli
villani e ricchi, all’indice, banali,
di mal non tangon, canuti. Tu voli.
Mi capita spesso di rileggere le tue poesie…ogni volta ci percepisco qualcosa in più…qualcosa che va oltre..che va più giù…proprio bravo Dino! 😊
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Grazie mille, Giacomo!
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